Mi sono fatto il conto di quanti archi in fibra di carbonio ho fatto vendere in Italia ed oltre oceano che almeno un gongolo di fibra mi spettava. Ora, visto che in questo forumello non ho contraddittori, ed è un peccato, non mi assumo circa le cose che andrò dicendo e vaneggiando. E'
vero che mi manca la Pabbas che ritengo una delle persone nel settore più colta ed istruita ma che per lo Stato italiano non possa essere neanche una docente di sostegno musicale (chi conosce pabbas sa che adesso non scherzo più ed è una vergogna ... spero che la sua immensa cultura su più fronti la stia aiutando concretamente ... un caro saluto), ma purtroppo mi faccio le domande e mi dò le risposte.
Qualcuno pensa che io sia un Carbonaro doc, ovvero un fibraiolo sponsorizzato da musicherie e il grande Lucchi, uomo sempre di un ingegno incredibile e che ben conosce il mercato. Orbene, le cose stanno così ma non stanno colà. Io come docente ho bisogno di un arco che sia decentemente equilibrato, che tenga la corda, che sia abbastanza leggero, e che mi permetta di fare tutti i colpi d' arco, ma proprio tutti, jetè compreso. Ho due possibilità: far acquistare un arco in pernambucco dal maestro Pasquino (archettaio eccellente) a costi forse un pò elevati come primo arco, oppure gettarmi sul Carbon... fatto di scatolame della coca Cola che costa molto meno, ma che con i crini cambiati e più grossi rende molto bene per fare al quinto un concerto di Dittersdorf con cadenza di Gruber, come avverrà per un mio allievo. Contrabbasso ovviamente in carton gesso ma corde da solo Bel Canto. Esagerato! No, perchè l' allievo col carbone fibrato e zebrato riesce ad eseguire colpi d' arco migliori del Maestro, ci vuol poco.
E allora se l' allievo non dimostra di voler spendere 1.800 euro per un pernambuco nuovo ed abbastanza poroso, perchè devo farglielo cambiare?
Quando il povero carbonaretto arriverà al 6/7 dovrà cambiare lo strumento ma anche l' arco.
E qui scatta l' altro problema! Andare su un Lucchi di 1.400 euro che soddisfa tutte le primarie esigenze, specie la capacità di ampiezza del suono, o consigliare un vecchio arco sfibrato o nuovo ma che rende meno del citato maestro. Io ascolto gli allievi: No, Maestro, la fibra non mi piace, vorrei un Pasquino da ...boh ...2.500 euro. Ed io: bene, è una tua scelta. Anzi no uno da 2,000 Euro del maestro Lucchi. Bene ... ma sai che di archettai ce ne sono molti altri? No, Maestro ... ok meglio così.
Insomma l' euro avrà impoverito tutti, ma permette a molti di fare dei prezzi che uno deve rispettare altrimenti chiude bottega. Non mi lamento della Cina, anzi: se uno dice loro come fare le cose forse, causa il loro stacanovismo, sono migliori dei nostri lavoratori che purtroppo doppiamo pagare il triplo. Ma questi sono altri discorsi.
Gli strumenti in fibra sono una schifezza totale, per fortuna. E ciò perchè le esigenze acustiche e le modulazioni di frequenza negli elementi ne forniscono un suono tedioso, mellifluo e che personalmente odio.
Un dato è certo: se trovate un Fracassi da 160 grammi (Caimmi era convinto di ciò) non fatevelo scappare. Ne avevo uno, mezzo sfibrato. Suono incredibilmente dolce (altro che fibra) ma per i colpi d' arco bisognava impugnarlo alla tedesca ultima maniera.
Vito Liuzzi (profondo Sud, all' interno del tacco).
vero che mi manca la Pabbas che ritengo una delle persone nel settore più colta ed istruita ma che per lo Stato italiano non possa essere neanche una docente di sostegno musicale (chi conosce pabbas sa che adesso non scherzo più ed è una vergogna ... spero che la sua immensa cultura su più fronti la stia aiutando concretamente ... un caro saluto), ma purtroppo mi faccio le domande e mi dò le risposte.
Qualcuno pensa che io sia un Carbonaro doc, ovvero un fibraiolo sponsorizzato da musicherie e il grande Lucchi, uomo sempre di un ingegno incredibile e che ben conosce il mercato. Orbene, le cose stanno così ma non stanno colà. Io come docente ho bisogno di un arco che sia decentemente equilibrato, che tenga la corda, che sia abbastanza leggero, e che mi permetta di fare tutti i colpi d' arco, ma proprio tutti, jetè compreso. Ho due possibilità: far acquistare un arco in pernambucco dal maestro Pasquino (archettaio eccellente) a costi forse un pò elevati come primo arco, oppure gettarmi sul Carbon... fatto di scatolame della coca Cola che costa molto meno, ma che con i crini cambiati e più grossi rende molto bene per fare al quinto un concerto di Dittersdorf con cadenza di Gruber, come avverrà per un mio allievo. Contrabbasso ovviamente in carton gesso ma corde da solo Bel Canto. Esagerato! No, perchè l' allievo col carbone fibrato e zebrato riesce ad eseguire colpi d' arco migliori del Maestro, ci vuol poco.
E allora se l' allievo non dimostra di voler spendere 1.800 euro per un pernambuco nuovo ed abbastanza poroso, perchè devo farglielo cambiare?
Quando il povero carbonaretto arriverà al 6/7 dovrà cambiare lo strumento ma anche l' arco.
E qui scatta l' altro problema! Andare su un Lucchi di 1.400 euro che soddisfa tutte le primarie esigenze, specie la capacità di ampiezza del suono, o consigliare un vecchio arco sfibrato o nuovo ma che rende meno del citato maestro. Io ascolto gli allievi: No, Maestro, la fibra non mi piace, vorrei un Pasquino da ...boh ...2.500 euro. Ed io: bene, è una tua scelta. Anzi no uno da 2,000 Euro del maestro Lucchi. Bene ... ma sai che di archettai ce ne sono molti altri? No, Maestro ... ok meglio così.
Insomma l' euro avrà impoverito tutti, ma permette a molti di fare dei prezzi che uno deve rispettare altrimenti chiude bottega. Non mi lamento della Cina, anzi: se uno dice loro come fare le cose forse, causa il loro stacanovismo, sono migliori dei nostri lavoratori che purtroppo doppiamo pagare il triplo. Ma questi sono altri discorsi.
Gli strumenti in fibra sono una schifezza totale, per fortuna. E ciò perchè le esigenze acustiche e le modulazioni di frequenza negli elementi ne forniscono un suono tedioso, mellifluo e che personalmente odio.
Un dato è certo: se trovate un Fracassi da 160 grammi (Caimmi era convinto di ciò) non fatevelo scappare. Ne avevo uno, mezzo sfibrato. Suono incredibilmente dolce (altro che fibra) ma per i colpi d' arco bisognava impugnarlo alla tedesca ultima maniera.
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