Vedi Den,
mi chiedo spesso osservando grandi musicisti o piccoli genietti
che c'è sempre una tendenza costante. Anche nel repertorio puramente classico, non appena si arriva al capotasto e ci sono dei larghi intervalli quasi tutti sfruttano questo odiosissmo "scivolamento",
o "the vomit" come lo definisce Karr.
Ha pienamente ragione il Petracchi quando fa studiare dal suo libro e fino ad esaurimento totale, l' esercizio dedicato allo scivolamento dal manico al capotasto non solo al fine di una migliore intonazione, ma proprio per evitare questi bruttissimi "glissati" che, al pubblico incompetente sembrano degli effetti virtuosistici, mentre al pubblico più esperto e conoscitore appaiono come l' estrema difficoltà dell' esecutore di giungere in tuning su quella nota acuta senza far assolutamente sentire il glissando. E' un grosso limite dell' interprete.
Ok, Kousevvitzky, suonava tutto glissato, ma erano altri tempi. Sicuramente non è mai stato un grande studioso del suo strumento. Meglio come direttore d' orchestra, visto che le sue composizioni rispetto a tante altre sono poca cosa.
Anche quello in Fa#-, secondo me, è carino, lo suono, ma da un punto di vista compositivo (lo dicono gli altri, io non me ne intendo molto) è scritto malissimo.
Ma ha un pregio: il temino iniziale è facilmente orecchiabile, è la Vera Musica secondo molti osservatori e filosofi è quella che rimane dentro nell' orecchio. Aforisma che condivido pienamente.
Ciò non vuol dire che nell' avanguardistica non ci sia nulla di buono. Anzi ... è il contrario! L' aforisma di prima deve essere decontestualizzato e riattualizzato. Certo è che se un ascoltatore anche esperto torna a casa senza un minimo di emozioni o di un breve attimo fuggente verso il ricordo anche di una frase musicale visualizzata nella propria mente, allora l' interprete ha fatto proprio buca. Classico o avanguardistico che sia.
Opinione personale. Ma quando un vibrato è ripetuto allo sfinire, o gli "scivolati" diventano parte del tuo linguaggio musicale, non è che sia proprio un bene. L' ascoltatore si abitua e non ci trova poi nulla di interessante, specie nei concerti dal vivo.
E' come quando sui vecchi organi elettrici tu suonavi la melodia con la mano destra e poi gli accordi con la sinistra. L' effetto "tremolo" lo si usava con grande parsimonia. E mi sembra giusto ... o no??? Boh
TAG: daniele paradiso spring vito liuzzi contrabbasso 1590 giorgio dini e chi più ne ha più ne metta
mi chiedo spesso osservando grandi musicisti o piccoli genietti
che c'è sempre una tendenza costante. Anche nel repertorio puramente classico, non appena si arriva al capotasto e ci sono dei larghi intervalli quasi tutti sfruttano questo odiosissmo "scivolamento",
o "the vomit" come lo definisce Karr.
Ha pienamente ragione il Petracchi quando fa studiare dal suo libro e fino ad esaurimento totale, l' esercizio dedicato allo scivolamento dal manico al capotasto non solo al fine di una migliore intonazione, ma proprio per evitare questi bruttissimi "glissati" che, al pubblico incompetente sembrano degli effetti virtuosistici, mentre al pubblico più esperto e conoscitore appaiono come l' estrema difficoltà dell' esecutore di giungere in tuning su quella nota acuta senza far assolutamente sentire il glissando. E' un grosso limite dell' interprete.
Ok, Kousevvitzky, suonava tutto glissato, ma erano altri tempi. Sicuramente non è mai stato un grande studioso del suo strumento. Meglio come direttore d' orchestra, visto che le sue composizioni rispetto a tante altre sono poca cosa.
Anche quello in Fa#-, secondo me, è carino, lo suono, ma da un punto di vista compositivo (lo dicono gli altri, io non me ne intendo molto) è scritto malissimo.
Ma ha un pregio: il temino iniziale è facilmente orecchiabile, è la Vera Musica secondo molti osservatori e filosofi è quella che rimane dentro nell' orecchio. Aforisma che condivido pienamente.
Ciò non vuol dire che nell' avanguardistica non ci sia nulla di buono. Anzi ... è il contrario! L' aforisma di prima deve essere decontestualizzato e riattualizzato. Certo è che se un ascoltatore anche esperto torna a casa senza un minimo di emozioni o di un breve attimo fuggente verso il ricordo anche di una frase musicale visualizzata nella propria mente, allora l' interprete ha fatto proprio buca. Classico o avanguardistico che sia.
Opinione personale. Ma quando un vibrato è ripetuto allo sfinire, o gli "scivolati" diventano parte del tuo linguaggio musicale, non è che sia proprio un bene. L' ascoltatore si abitua e non ci trova poi nulla di interessante, specie nei concerti dal vivo.
E' come quando sui vecchi organi elettrici tu suonavi la melodia con la mano destra e poi gli accordi con la sinistra. L' effetto "tremolo" lo si usava con grande parsimonia. E mi sembra giusto ... o no??? Boh
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